Medici con l’Africa Cuamm: una storia lunga 70 anni

La vela oceanica ed in particolare la Mini Transat con gli skipper soli in mezzo all’Atlantico su piccole imbarcazioni di 6,5 metri attira un grande numero di appassionati sia nel mondo dello sport sia tra gli amanti dell’avventura. Luca Del Zozzo ha pensato di utilizzare questo ritorno mediatico per sensibilizzare un pubblico più ampio ad un progetto di solidarietà.

“Con questo progetto vogliamo aiutare chi aiuta. Siamo onorati di avere a bordo con noi Medici con l’Africa CUAMM per portare il loro messaggio in mare e dare visibilità a questa importante associazione umanitaria. Noi siamo in mare PER il Cuamm – le preposizioni sono importanti –  e ci proponiamo come strumento di comunicazione. Race=Care vuole essere un progetto innovativo in Italia come formula: le partecipazioni alla Mini Transat sono state limitate nel tempo. Noi puntiamo sulla continuità, sportiva con un team che cresce insieme e solidale poiché ci siamo presi la responsabilità di portare avanti il messaggio del Cuamm e abbiamo bisogno di tempo”, racconta Del Zozzo.

In particolare, abbiamo scelto Medici con l’Africa Cuamm come destinataria del 20 per cento del budget che proviene dalle sponsorizzazioni e dalle donazioni del pubblico.

70 anni di storia del Cuamm

La storia di Medici con l’Africa Cuamm comincia 70 anni fa. Sono nati nel 1950, a Padova, prima ong in campo sanitario riconosciuta in Italia, si chiamano Medici con l’Africa Cuamm e si impegnano per la tutela e la promozione della salute delle popolazioni più povere dell’Africa. Oggi operano in 8 paesi dell’Africa sub-Sahariana, in 23 ospedali, 127 distretti, 3 scuole infermieri e 1 università, con circa 3.000 operatori sul campo. Sono medici, infermieri, ostetriche, ma anche logisti, amministrativi, perché oltre al lavoro in ospedale, c’è un impegno dietro le quinte in modo che tutto funzioni bene, che i conti tornino e il servizio arrivi fino all’ultimo miglio del sistema sanitario.

Il loro stile è racchiuso nella preposizione CON. Indica un affiancamento, un camminare insieme alle popolazioni africane, per garantire un accesso e un diritto alle cure, per costruire un futuro più giusto ed equo. E insieme gioire, soffrire, impegnarsi per cambiare, in meglio, la situazione. Operano insieme alle popolazioni locali nell’ottica dello sviluppo e del lungo periodo: non un intervento mordi e fuggi, calato dall’alto, ma che rimane per molti anni in un paese e mira a sviluppare e a rafforzare il sistema sanitario dal suo interno.

 

Da 70 anni Medici con l’Africa Cuamm si impegna per la tutela e la promozione della salute delle popolazioni più povere dell’Africa

 

Il sogno di un giovane medico vicentino

«Siamo nati il 3 dicembre del 1950. Abbiamo da poco compiuti 70 anni – racconta don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm -. Quel giorno iniziava a prendere forma il sogno di un giovane medico vicentino, originario di Schio, il dottor Francesco Canova. Laureatosi a Padova nel 1933, dal 1935 al 1947 parte per la Giordania e lavora presso l’ospedale di El-Kerak. Torna e coinvolge l’allora vescovo di Padova, Mons. Girolamo Bortignon nel suo sogno: dare vita al Cuamm, un Collegio per la formazione medica di giovani provenienti dai paesi poveri, destinato a diventare la prima Organizzazione Non Governativa italiana, la più antica. Siamo nati sulle macerie della Seconda guerra mondiale quando, nonostante l’enorme bisogno che avevamo nel nostro paese, il dott. Canova ha avuto il coraggio di guardare oltre i confini dell’Italia e di sognare in grande, per i più poveri. Siamo nati in una piccola cittadina periferica del Nord Est e ci sentiamo naturalmente spinti verso l’”ultimo miglio” del continente africano. Siamo cresciuti in ambienti dove erano di casa l’onestà, il senso del dovere e la cura dei più poveri vicini e lontani, contesti estranei agli affari facili o agli interessi di parte».

 

Medici con l’Africa Cuamm è la prima Organizzazione Non Governativa italiana, la più antica.

I numeri

In 70 anni hanno percorso tanta strada, incontrato storie, conosciuto e curato persone. Hanno servito 239 ospedali, in 43 paesi d’intervento, con un totale di circa 2.000 professionisti inviati, con una media di 2-3 anni di permanenza. È la storia di uno scambio continuo per far sì che la salute, la cura, la guarigione siano a portata proprio di tutti. Anche di chi vive nelle località più periferiche e dimenticate dei paesi più poveri del mondo. È quello che oggi motiva i loro operatori, dall’Angola, all’Etiopia, dall’Uganda al Mozambico, passando per la Sierra Leone, la Tanzania, il Sud Sudan e la Repubblica Centrafricana.

Nel loro intervento mettono al centro le fasce più deboli, come le mamme e i bambini, perché non è giusto che una donna muoia perché non ha accesso a un parto sicuro o a un cesareo se necessario; o che un bambino perda la vita nei primi 1.000 giorni della sua esistenza perché non viene nutrito nel modo adeguato. Si occupano anche di malati di Hiv/Aids, di tubercolosi, di malaria, di malattie croniche. E se nel paese in cui si trovano, capita un’emergenza, come Ebola in Sierra Leone o il Ciclone in Mozambico, non si tirano indietro e si rimboccano le maniche per fare la loro parte, sempre ogni giorno.

 

Il programma “Prima le mamme e i bambini” è iniziato nel 2011 in quattro ospedali di Angola, Etiopia, Tanzania e Uganda e, dal 2017, è stato esteso a 10 strutture, degli otto paesi in cui opera il Cuamm, per un bacino di utenza di circa 3.000.000 di persone.

 

Per il loro impegno e per la loro causa noi di race=care abbiamo deciso di sostenere questa associazione, in particolare l’iniziativa “Prima le mamme e i bambini 1000 di questi giorni” per poter portare il nostro contributo ed essere i promotori di un vento di cambiamento.